Concistoro
È solo nel 1682 che questo ambiente diviene sede del principale organo governativo cittadino di cui ancora oggi conserva il nome. Vi si accede varcando un portale marmoreo di stile rinascimentale, opera dello scultore fiorentino Bernardo Rossellino.
È solo nel 1682 che questo ambiente diviene sede del principale organo governativo cittadino di cui ancora oggi conserva il nome. Vi si accede varcando un portale marmoreo di stile rinascimentale, opera dello scultore fiorentino Bernardo Rossellino.
Il ciclo pittorico che ne decora la volta è tra gli esempi più significativi del manierismo senese. L'incarico di realizzarlo fu affidato a Domenico Beccafumi nel 1529, ma l'impresa, che avrebbe dovuto concludersi in 18 mesi, fu portata a termine solo nel 1535. In continuità con gli altri cicli repubblicani riprodotti sulle pareti del Palazzo, gli affreschi della sala del Concistoro esemplificano la celebrazione dell'Amor di patria spinto alle più estreme conseguenze attraverso una serie di episodi legati a personaggi del mondo classico tratti da un celebre testo dello scrittore e storico romano Valerio Massimo. Ne sono fulcro la tre Allegorie dipinte al centro con la Giustizia, attorniata dall'Amor di Patria e dalla Mutua Benevolenza, da cui discendono gli episodi della storia antica rappresentati sulla fascia di perimetro. La loro commissione è stata ipotizzata in connessione alla visita che Carlo V d'Asburgo fece a Siena nel 1536. Realizzati in un periodo di forte instabilità che aveva messo in crisi la Repubblica senese nei suoi stessi principi fondanti, gli affreschi di Domenico Beccafumi costituiscono, l'ultimo esempio di politica per immagini messa in atto all'interno del Palazzo prima della capitolazione sotto il dominio fiorentino, che determinerà la perdita della libertà senese circa 20 anni dopo il loro termine.